19 Aprile 2021

Parco Sempione a Milano è oggi una meta imperdibile per chi, in centro città, vuole trascorrere qualche ora nel verde, lontano dal traffico urbano ma a pochi passi dai monumenti più importanti del parterre meneghino: il Castello Sforzesco, ma anche il Cenacolo e Santa Maria delle Grazie, la Pinacoteca di Brera e l’Arco della Pace… Che si tratti di famiglie con bambini, compagnie di amici all’ora dell’aperitivo, runner e appassionati di sport o giovani coppie intente nel primo pic-nic della stagione, Parco Sempione riserva a tutti un angolo speciale, regalando splendidi scorci sulla città e sulle architetture che costellano l’area verde, dalle mura del Castello Sforzesco alla ben più moderna Torre Branca, svettante a pochi metri dalla sede della Triennale.

Tuttavia non molti sanno che il Parco Sempione, oggi conosciuto come polmone verde di Milano, ha origini remote ed è il frammento, quasi irriconoscibile, di una storia che inizia molto lontano: quella del cosiddetto Barcho ducale di età visconteo-sforzesca, capace di farci rivivere tutto il fascino della corte milanese fra Medioevo e Rinascimento.

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C’era una volta il Barcho… quando il Parco Sempione era una riserva di caccia

Ben oltre l’estensione dell’attuale Parco Sempione, a nord del Castello Sforzesco, già alla fine del XIV secolo la città di Milano possedeva il “suo” parco: era il «Barcho» di proprietà ducale, creato per desiderio di Gian Galeazzo Visconti. Nel corso del Quattrocento l’ampia area verde, adibita sia a riserva di caccia che a giardino coltivato, sarebbe stata ulteriormente accresciuta per volere dei nuovi signori di Milano, gli Sforza. Cintato e dotato di ben otto porte di accesso, ad incominciare dalla Porta Giova del Castello Sforzesco, il parco si estese così ad una superficie di oltre 3 milioni di metri quadrati, fino a raggiungere località all’epoca totalmente rurali come Villa Pizzone o il Portello… un parco tanto grande che, se ancora esistesse, sarebbe davvero l’immenso polmone verde della città!

Il Barcho, riservato ad uso e diletto dei duchi di Milano, era attraversato da viottoli e corsi d’acqua, in un’armoniosa alternanza fra orti coltivati, frutteti e boschi popolati da selvaggina: lepri, caprioli e cervi, pernici e fagiani, forse anche qualche animale esotico… destinati a imbandire le tavole della corte milanese!

L’attività venatoria, d’altronde, era uno dei passatempi preferiti dai nobili rinascimentali che trascorrevano momenti di svago cavalcando per i sentieri del parco o oziando in compagnia di eleganti dame presso i padiglioni costruiti in alcuni angoli della tenuta. Al tempo di Leonardo da Vinci, sotto il potere di Ludovico il Moro, feste e cerimonie di corte si celebravano tanto nel Castello quanto negli spazi verdeggianti del Barcho: in pochi passi, il duca poteva raggiungere la riserva di caccia spostandosi dagli ambienti della Torre Falconiera del Castello Sforzesco, attraverso la Ponticella, oltrepassando il fossato, il piccolo giardino castellano e infine la cinta muraria della Ghirlanda… Forse per questo la celebre Sala delle Asse, dipinta da Leonardo nel Castello Sforzesco, evoca le forme di un lussureggiante padiglione arboreo, non diverso dai tanti che dovevano abbellire anche il Barcho ducale durante le stagioni più calde.

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Il progetto del Parco: una storia recente

Dopo i fasti dell’età sforzesca, le sorti del Barcho seguirono quelle del ducato di Milano: la riserva di caccia fu abbandonata e su parte di essa furono edificate le fortificazioni spagnole, emblema di quel lungo periodo di dominazione straniera che Alessandro Manzoni saprà narrare nelle pagine de I Promessi Sposi. A fine Ottocento, nell’intenzione di salvare il Castello Sforzesco restaurandolo come sede dei musei civici di Milano, il piano urbanistico di Cesare Beruto disegnò nell’area a nord della fortezza il profilo del parco cittadino che oggi conosciamo: il Parco Sempione, progettato dall’architetto Emilio Alemagna. Unendo lungo un unico asse visivo il Castello simbolo della Milano Sforzesca e i monumenti della Milano napoleonica – l’Arena e l’Arco della Pace – il “Sempione” faceva rivivere nel gusto naturale del giardino all’inglese il lontano ricordo del Barcho ducale, di cui pure, ormai, si colgono solo poche tracce.

Oltre ai resti diroccati, ma pieni di fascino, della Ghirlanda, il parco accoglie fra i suoi innumerevoli tesori monumenti e architetture di un passato ben più recente: è il caso della palazzina liberty del padiglione dell’Acquario Civico, del romantico Ponte delle Sirenette, della moderna Torre Branca di Gio Ponti o della fontana dei Bagni Misteriosi, capolavoro di Giorgio De Chirico nascosto nel verde del parco cittadino, o della famosa Triennale di Milano… capitoli di un’altra storia, più vicina a noi ma lontana dai tempi del Barcho, sospesi nell’atmosfera evanescente di miniature e poemi cortesi.

Gli alberi di Parco Sempione: un patrimonio botanico da scoprire

L’attuale Parco Sempione occupa solo una minima porzione della grande tenuta di caccia ducale che nel Quattrocento si estendeva a nord di Milano, ma tanto basta per evocare, ai nostri occhi, almeno l’immagine dell’immensa distesa verde che doveva far da cornice al Castello Sforzesco e alla città tutta.

Da allora molto è cambiato e l’area verde oggi più nota della città, a due passi dal centro di Milano, è l’esito di un’evoluzione urbanistica complessa e stratificata nei secoli: oggi il parco merita una visita guidata non solo per scoprirne la storia e i monumenti, ma anche l’immenso patrimonio botanico che raccoglie, fra stagni e sentieri ispirati allo stile dei giardini all’inglese. Fiori, arbusti, innumerevoli alberi ad alto fusto che, con le loro chiome, ombreggiano i prati del parco anche nelle giornate più torride: chissà quali, fra le piante oggi presenti, crescevano anche nel Barcho ducale? Ciò che è certo è che fra le singolarità botaniche di Parco Sempione figura la ricca flora ruderale che cresce sulle mura del Castello Sforzesco e sui frammenti superstiti della Ghirlanda, vestigia di un passato che non smette di incuriosirci!

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