21 Aprile 2020
L’installazione della prima cabina telefonica pubblica risale al 10 febbraio 1952, proprio a Milano, nella centralissima piazza San Babila, per iniziativa della concessionaria Stipel. La struttura di questa cabina era in metallo e vetro, materiali con i quali vennero realizzate, nel corso dei decenni successivi, anche le sue sorelline “minori”…
In precedenza i telefoni pubblici erano esclusivamente installati presso esercizi pubblici, quali bar, edicole, locali aperti al pubblico, o nei Posti Telefonici Pubblici (PTP). In Italia le cabine telefoniche hanno ospitato, nel tempo, diversi tipi di apparecchi telefonici: dai telefoni con combinatore a disco, con selezione dei numeri analoga al modello S62 “Bigrigio“, si è passati ai primi telefoni a tastiera, poi all’apparecchio “Rotor”, in funzione dal 1987, poi nel 1998 al “Tuo“, un modello only card di colore rosso con cornetta nera. Ed infine al modello “Digito” in funzione dal 2002, tuttora presente nelle cabine attive.
Durante gli anni Settanta le cabine telefoniche diventarono consuete nel paesaggio urbano italiano. Nel 1971, in Italia, erano installate oltre duemila cabine, mentre alla fine del decennio, le cabine ammontavano ad oltre trentatremila. Il telefono pubblico era ormai largamente diffuso per le strade del Bel Paese. Nel 1976 furono utilizzate, in via sperimentale, le prime schede telefoniche prepagate, che poi diventarono negli anni a venire oggetto di collezionismo.
Chissà oggi questa cabina telefonica, che proprio a Milano ha trovato la sua prima casa, come sarebbe guardata dai nostri sofisticati cellulari, “smart” più che mai, abili nella capacità di calcolo, di memoria, in grado di scattare foto e girare video e, tra chat e “videochiamate” no stop, ormai diventati i principali canali di comunicazione tra noi, chiusi nelle nostre case, e quel fuori che ancora per un po’ ci sarà precluso in questo tempo tanto sospeso.
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