07 Aprile 2021
In questo tempo sospeso cogliamo l’occasione per raccontarvi una Milano piena di poesia. Non solo quella dei versi di grandi poeti, ma anche quella dei suoi angoli più defilati e inattesi. Pochi giorni fa, nel primo giorno di Primavera, il 21 Marzo, si è celebrata anche la Giornata Internazionale della Poesia. Non è un caso.
Come Nanni Moretti nel primo episodio di Caro Diario, saltiamo anche noi in sella a una Vespa per intraprendere un viaggio, reale e immaginario, attraverso strade e quartieri di una Milano dell’arte, primaverile e semideserta.
Il volto poetico di Milano inizia da qui
Non è la Milano estiva, agostana, vuota di milanesi e di turisti. E’ una Milano ancora stretta dalla gabbia invisibile di un nuovo lockdown, che però, anche per questo, nei giorni delle festività pasquali, è libera di rivelare al mondo la bellezza discreta dei suoi cortili, degli atri, le sue atmosfere silenziose e meno operose del solito, lasciandosi sfogliare proprio come un avvincente romanzo, incantandoci proprio come una poesia.
Alla scoperta di questa magia milanese, mentre la nostra Vespa corre accarezzata da un frizzante vento di Aprile, incontriamo lungo la ritrosa via Magolfa, a pochi passi dal già poetico Naviglio Pavese, la poetessa più amata di oggi, Alda Merini, nata proprio nel giorno di Primavera e nel giorno della Poesia, il 21 di Marzo appunto. Lei che amò ardentemente Milano, nei cui versi riecheggiano la passione e l’amore. Tra le sue poesie più belle ci tornano alla mente quei brevi versi in cui si esprime un insaziabile bisogno di silenzio. Quando le parole rappresentano un rumore fastidioso, che distrae lo sguardo e il pensiero, allora il silenzio si fa pura poesia.
“Ho bisogno di silenzio
Esco e per strada le solite persone
Che conoscono la mia parlantina
Disorientate dal mio rapido buongiorno
Chissà, forse pensano che ho fretta.”
(da Ho bisogno di silenzio – Alda Merini)
Questi versi accompagnano il nostro vagabondaggio. Affascina immaginare la poetessa proprio lì, nei pressi della rinnovata Casa-Museo, a suggerire di riappropriarci, dentro e fuori di noi, del nostro spazio e del nostro tempo, troppo spesso presi da quel frenetico ritmo tutto milanese che quasi ci aliena. Così, nella calma mattutina, potremmo passeggiare lungo i suoi amati Navigli, belli di quei cortili soleggiati, di quelle colorate case di ringhiera, di quelle “lavandaie avvizzite sul corpo del Naviglio”.
Un altro silenzio, meno sublime, ma pur sempre colmo di poesia, avvolge in questi giorni i luoghi dello svago e del divertimento, come taluni luna park milanesi di periferia. Le giostre ferme e polverose, le risate assenti. Nessun vociare di bambini, niente zucchero filato, né gelati, né caramelle. Un’immobilità che oggi fa male. Ma questi luoghi riapriranno e questo silenzio tornerà a soccombere di fronte alle urla e a nuove risate di grandi e piccini, meno leggiadre certo, ma vive!
Non sarà una coincidenza che pochi giorni dopo il compleanno di Alda Merini, il 25 marzo scorso, si sia celebrato anche il Dantedì, per ricordare il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, nel giorno che scandisce l’inizio di quel suo viaggio poetico nell’aldilà.
A Milano il sommo poeta, con ogni probabilità, esule da Firenze, neppure passò, ma la città lo celebra attraverso piccoli omaggi nascosti o sconosciuti ai più. La nostra Vespa ci riporta così nel cuore della città, nel silenzioso Cortile degli Spiriti Magni della Pinacoteca Ambrosiana, ove la statua di Dante si erge altera in compagnia di altri Grandi di tutta Europa. Sarebbe da augurarsi che nell’anno di questa universale celebrazione di eterna poesia e umanità, anche le vie del centro storico di Milano fossero illuminate da installazioni artistiche come a Ravenna, ove la luce fa brillare gli endecasillabi danteschi e i suoi versi sublimi, quasi come moniti. Una Commedia diffusa, verrebbe da dire!
Il nostro viaggio continua. Altre tappe, altri quartieri, altra poesia. Questi luoghi raccolgono una vita intera, ma oggi lasciano percepire appena ciò che rappresentano abitualmente. Sembrano aver perso l’anima, ma svelano tutta la poesia e tutta la sorpresa che conservano dentro. Così sono Zona Tortona, il Quartiere Ticinese, l’Isola, che svelano a chi le attraversa le loro innumerevoli opere d’arte di strada, e la Bovisa, immortalata quest’ultima dagli scatti in bianco e nero del reportage del fotografo milanese Marco Merati. Immagini nitide e lucide che rispecchiano il silenzio di una Milano surreale, quasi metafisica durante la pandemia.
Questa è la poesia di Milano, ovunque ti giri, oggi e sempre. Ora Milano è solo ferma, ma pronta a riaccogliere presto folle di milanesi e di turisti, in Vespa, in tram, a piedi, in bicicletta, sui battelli. Non attende altro che spalancare le porte ai suoi cittadini, a passanti sconosciuti, a nuovi amori, a nuove poesie.
Quel giorno torneremo a degustare anche la torta salata pasquale, quella della tipica tradizione lombarda, senza mascherina, chiaccherando e sorseggiando un bicchiere di vino, in un autentico picnic di Pasquetta, seduti magari all’ombra di uno dei tantissimi alberi che popoleranno la città.
Il loro abbraccio verde non è già di per sé un tocco di poesia?
Olivia Campanile
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